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Festa di San Giuseppe a Riccia 1024 576 Molise Eccellenze

Festa di San Giuseppe a Riccia

LE ORIGINI

La tradizione nasce da una leggenda che, ancora oggi, viene tramandata di generazione in generazione: un uomo anziano e povero girava tra i paesi chiedendo ristoro, ma solo a Riccia venne aiutato. Ad aprirgli le porte un uomo che, seppure non benestante, divise con il poveretto il poco cibo a disposizione, perlopiù legumi. Il popolo riccese riconobbe nel viandante il falegname di Nazareth, dando così inizio alla tradizione del 19 marzo.

IL RITO

Dopo la processione in onore di San Giuseppe, il rito è affidato alla spontaneità delle singole famiglie che provvedono ad invitare a pranzo tre persone: un uomo sposato (San Giuseppe), una donna celibe o nubile (la Madonna) e un giovane non sposato (il Bambino Gesù). Prima di iniziare il pranzo, che prevede dalle 13 alle 19 portate, vengono recitate alcune preghiere e viene condiviso tra i commensali il primo bicchiere di vino ed il primo pezzo di pane. A seguire inizia il pranzo a base di alimenti tipici della cucina tradizionale: dai legumi al baccalà per concludere con i dolci. Terminato il lungo banchetto, che si protrae fino al pomeriggio, i commensali recitano di nuovo le preghiere e viene offerto alla Sacra Famiglia un cesto composto da una pagnotta di pane, un assaggio delle pietanze servite e un numero dispari di cavezune (calzoni), i dolci tipici della Festa di San Giuseppe.

Dunque, un appuntamento ricco di preghiera e tradizione che, soprattutto in passato, richiamava l’attenzione non solo dei residenti, ma anche di molti turisti che aspettavano l’occasione della festa per bussare di casa in casa per riempire il proprio sacco di ogni offerta ricevuta.